Edilizia e welfare, Masciarri (Fillea-Cgil) “Ridurre disuguaglianze”

Edilizia e welfare, Masciarri (Fillea-Cgil) “Ridurre disuguaglianze”

Edilizia e welfare: “E’ necessario ridurre disuguaglianze e ridare futuro”.

A dirlo, la segretaria generale della Fillea Cgil dell’Umbria, Elisabetta Masciarri.

“Le famiglie umbre – ricorda la segretaria- vivono una condizione di crescente fragilità economica. La  propensione al risparmio si ferma al 6,4%, ben al di sotto della media nazionale (8,3%) e di quella del Centro Italia (7,5%), il dato più basso tra le regioni del Centro-Nord  (indagine Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, in

collaborazione con Unioncamere e Camera di Commercio dell’Umbria). Alla base c’è  un reddito medio inferiore dell’11,8% rispetto alla media italiana, a cui si sommano  l’incertezza sul futuro e la debolezza dei servizi pubblici, che costringono a risparmiare non per investimento, ma per necessità immediate. Per nulla trascurabile in questo contesto anche il trend demografico preoccupante:  l’Umbria perde infatti giovani e competenze, con un saldo migratorio negativo tra i  laureati di -4,8 ogni mille abitanti nella fascia 25-39 anni (dati Banca d’Italia, Economie regionali, 2023), mentre cresce l’incidenza dei lavoratori over 50. Un contesto di  squilibrio in cui il mercato del lavoro che invecchia e una regione fatica a trattenere le  nuove generazioni. Allo stesso tempo, la povertà abitativa resta rilevante. In media in  Italia il 16,2% dei minori vive in case con problemi strutturali o di umidità, una quota  

che supera il 20% in Umbria, dove il 25% dei bambini e ragazzi deve affrontare anche  situazioni di sovraffollamento abitativo (dati Openpolis). Elementi questi, che non  possono che contribuire a limitare le occasioni di crescita e apprendimento, generando

così disuguaglianze in termini di opportunità educative e rischi sanitari.

Un contesto che spiega perché misure come il recente contributo regionale su scuola e trasporto rappresenti un intervento significativo e concreto che dà respiro e sostegno  alle famiglie nell’immediato, ma che necessita di essere affiancato da politiche di lungo periodo capaci di incidere in modo strutturale.

L’annuncio del nuovo Piano socio-sanitario regionale 2025-2030, con 23 Case di  comunità, 16 Ospedali di Comunità e 9 Centrali Operative Territoriali, indica una  direzione di rafforzamento della sanità territoriale. Tuttavia, i dati Agenas mostrano  che a fine 2024 solo 6 Case su 22 erano attive, e appena 2 pienamente operative:  troppo poco per rispondere ai bisogni crescenti di una popolazione anziana e di  famiglie sempre più sole nel fronteggiare spese sanitarie ordinarie e straordinarie.

Così, pur sostenute da risorse, le Case di comunità avanzano lentamente, tra  burocrazia e ritardi operativi. Una situazione che determina reti territoriali fragili, con  risposte inevitabilmente insufficienti rispetto alla crescente domanda di salute di  prossimità.

Per affrontare le sfide dell’Umbria occorre una qualificazione e valorizzazione  complessiva del welfare.

Accanto alle politiche pubbliche, un contributo importante può arrivare dal welfare  contrattuale e di comunità. L’edilizia rappresenta in questo senso un settore di  riferimento: nonostante il rallentamento seguito al Superbonus, il comparto ha  continuato a crescere (+0,5% il valore aggiunto nel 2024) grazie alla ricostruzione  post-sisma e ai fondi PNRR. Al tempo stesso, il sistema bilaterale delle costruzioni ha  dimostrato di poter garantire prestazioni concrete ai lavoratori e alle loro famiglie,

offrendo un modello di welfare contrattuale che integra e rafforza quello pubblico e di saper individuare con progetti mirati, rivolti ai figli studenti e ai genitori anziani dei  lavoratori, i problemi comunitari su cui c’è bisogno di sostegno. Realizzare soluzioni diwelfare aziendale, che non deve essere in alcun modo  alternativo a quello pubblico, in grado di collegarsi con il territorio è possibile se c’è la  volontà a livello locare di fare rete, di prendersi la responsabilità di contribuire in modo

innovativo e strategico. Per questo serve la disponibilità di sperimentare e cooperare.  Solo attraverso una visione lungimirante e partecipata è possibile sfidare la  complessità e guardare al futuro con cauto ottimismo”.