Violenza su bimba, l’uomo era già stato condannato per reato analogo

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Ha bisogno di aiuto l’uomo di Jesi che nei giorni scorsi è stato arrestato e messo ai domiciliari dai carabinieri della stazione di Magione con l’accusa di violenza sessuale ai danni di una bimba di sei anni.

E il primo a dirlo è lui stesso: vuole essere curato, vuole che le istituzioni lo tengano lontano dai bambini.

Lo ha ribadito il suo avvocato nel corso dell’interrogatorio di garanzia, in tribunale, a Perugia.

Lo aveva detto anche nel corso del processo in cui era imputato di un’altra violenza, perpretrata nel 2019 ad Ancona, dove per un breve periodo aveva fatto l’insegnante di musica, supplente in una scuola del posto.

In quel caso, la vitttima era stata una alunna, 7 anni, palpeggiata nelle parti intime in un’aula studio.

Episodi raccontati poi in pagine e pagine di diario, in cui l’uomo descriveva le sensazioni provate nell’approcciare sessualmente delle bambine; diari trovati nella sua casa e sequestrati dagli investigatori marchigiani.

Lo scorso 5 ottobre è arrivata la condanna in primo grado: 6 anni di reclusione, di cui due da trascorrere in una struttura riabilitativa, per curarsi dall’istinto sessuale che nutre nei confronti dei bambini.

Un caso patologico; solo parzialmente capace di intendere e di volere, come scritto nella sentenza.

Una sentenza arrivata troppo tardi perché nel frattempo l’uomo – questa estate – era finito a Magione, si era fatto assumere in un camping e – ad agosto – aveva violentato un’altra bimba, di sei anni.

Per questo è stato nuovamente arrestato e messo ai domiciliari, nella sua casa di Jesi; da cui si è allontanato nei giorni scorsi. Il braccialetto elettronico non era stato ancora attivato per problemi tecnici.

È stato il padre a denunciarlo ai carabinieri quando si è accorto che non era in casa. Dopo qualche ora è tornato; dice che aveva bisogno “di una boccata d’aria”. Ma la motivazione non gli ha risparmiato anche una denuncia per evasione.

Nel frattempo i gestori della struttura umbra dove sono avvenuti i fatti hanno fatto sapere che si costituiranno parte civile nel processo e dicono di essere stati ingannati dall’uomo, che si presentava bene, con curriculum inappuntabile, in cui indicava laurea ed esperienze pregresse. Nessun riferimento ai precedenti.

Ma come sia possibile che a un uomo accusato di pedofilia, reo confesso e bisognoso – per sua stessa ammissione – di cure e controllo, venga consentito di girare liberamente per l’Italia, di farsi assumere come animatore in un villaggio e di violentare nuovamente una bambina; come sia possibile che quello stesso uomo, dopo il secondo caso e dopo la condanna in primo grado, nonostante i domicialiari, sia potuto stare per tre ore in giro per la città, costituendo un potenziale pericolo per altri bimbi, sono aspetti su cui le istituzioni dovranno riflettere con cura.

Adesso ci sono solo due vittime, due ragazzine, e un orco che chiede di essere fermato.